Intervento del Vicepresidente della Camera dei Deputati

Ettore Rosato

Consentitemi di ringraziare dell’ospitalità la Regione Piemonte e il suo Presidente Cirio, che non solo ci ospita, ma ci ha fatto un’ottima relazione e ci ha dato molti spunti di riflessione.

Tanti auguri al Presidente del Consiglio regionale per la sua prossima guarigione e un grazie al Vicepresidente che ne ha svolto, in maniera molto preziosa, il compito di sostituzione, che noi Vicepresidenti conosciamo molto bene.

Abbiamo circa venti minuti, lo dico per la tranquillità della platea, che useremo con tempi misti tra asburgici ed europei, per dire semplicemente tre cose a testa, ringraziando i relatori precedenti per l’importante contributo svolto.

Colgo anche l’occasione per ringraziare tutti i colleghi Presidenti dei Consigli regionali oggi presenti. Scuso la Ministra Gelmini, oggi non presente per un impegno di governo a Reggio Emilia, che naturalmente manda il suo saluto e il suo augurio per questo appuntamento.

Nel rispetto delle cose che dicevo, dico veramente solo tre cose.

Primo, siamo in un contesto completamente diverso da quello con cui è stato pensato il PNRR. Completamente diverso. Naturalmente, la lotta al COVID era una lotta che univa tutte le istituzioni, tutto il mondo e l’umanità contro una minaccia comune; la guerra in corso, invece, ha necessariamente un’altra logica e ha, tra le altre cose, un impatto economico che, forse, rispetto a quello della pandemia può essere ancora meno definibile nella sua lunghezza e più pericoloso nei suoi effetti.

È evidente che non occorrerà riscrivere il PNRR, perché il PNRR va applicato, va attuato e va portato avanti rapidamente. Ricordo sempre che dovremmo spendere, solo in Italia e solo nelle risorse del PNRR, almeno 100 milioni di euro al giorno: stamattina dovremmo averne già spesi circa 40, ma non credo sia successo. La sfida è grande, ma dobbiamo pensare che il modello del PNRR servirà ancora all’Europa e al nostro Paese, quindi affinarlo è un’attività molto importante.

La seconda osservazione è che il PNRR è frutto di un lavoro molto complesso che mette insieme le Autonomie locali e le Regioni, con un ruolo importante. Concordo con il Presidente Cirio quando dice che il ruolo delle Regioni andrebbe ridisegnato attribuendo maggiori funzioni, perché i bandi nazionali non rispondono nella maniera efficace con cui possono rispondere i bandi regionali. Prima parlavo con il Presidente Melilli di bandi nazionali: a volte ci vorrebbe un confronto con chi svolge attività economiche concrete per scrivere in modo più comprensibile, piuttosto che ritrovarsi con qualche formulazione troppo burocratica.

Il ruolo delle Regioni potrebbe essere un ruolo veramente dirimente nella qualità della spesa, però ricordo che il Parlamento e le Assemblee elettive hanno già svolto un grande lavoro. Mi soffermo, in particolare, sul lavoro del Parlamento, perché sul lavoro dei Consigli regionali abbiamo un interprete più diretto che può dirlo meglio di me. Il Presidente Melilli lo sa, perché è stato protagonista del lavoro della Commissione bilancio, dove molte cose sono state fatte, sia nella prima fase, quella delle audizioni e degli indirizzi ai fini dell’elaborazione della prima proposta del Piano, sia nella seconda fase, quella della – passatemi il termine – riscrittura del PNRR.

Come giustamente ricordato, con l’arrivo del Governo Draghi il PNRR è stato quasi completamente riscritto, anche perché frutto di una maggioranza politica molto più ampia e molto più rappresentativa del Paese (questo mi sembra un dato banale); quindi è stato completamente riscritto e ha ottenuto, anche per questo, un consenso molto più marcato in sede delle istituzioni europee.

Penso che questo lavoro parlamentare debba affinarsi soprattutto nei ruoli di controllo, perché il ruolo che in questo ambito deve svolgere il Parlamento, diversamente da quello svolto da altre Amministrazioni che hanno compiti di controllo, deve guardare l’efficacia della spesa. Abbiamo bisogno dei numeri, quelli della contabilità che ci venivano ricordati prima, e su questo c’è stato un lavoro molto preciso della Commissione bilancio del Presidente Melilli per ottenere alcuni risultati; adesso combatteremo affinché quello che abbiamo ottenuto – l’accesso alle banche dati – ci sia riconosciuto e si consenta al Parlamento di conoscere l’andamento della spesa e le cose che dobbiamo avere.

Terza considerazione. Penso che bisogna sempre ricordarsi che il PNRR non significa solo spendere soldi, ma fare riforme, soprattutto fare riforme. Questo lo dico perché mi trovo molto d’accordo con la considerazione sulla spesa corrente che veniva fatta prima: non basta mettere i treni, bisogna avere le risorse per il trasporto pubblico locale. Bisogna far sì che le cose abbiano una loro efficacia nel tempo, ma bisogna soprattutto mettere in grado il Paese di avere strumenti più all’avanguardia nel rapporto con il privato per renderlo più competitivo e le riforme rendono più competitivo il Paese.

Abbiamo tanto da fare e io penso che su questo, nei prossimi mesi, avremo ancora un lavoro gigantesco; siamo consapevoli, perché facciamo questo mestiere, del fatto che i prossimi mesi saranno più complicati per fare le riforme: più ci si avvicina alle scadenze elettorali più è difficile parlare di riforme. Generalmente, diciamo che i riformisti non raccolgono voti, sono i populisti che li raccolgono con il loro dire; le riforme scontentano sempre e chi fa l’amministratore lo sa. È bello vedere una strada asfaltata, ma quando asfalti disturbi: questo è l’onere. Invece noi abbiamo bisogno di mettere in campo molte riforme in questo periodo. Questa è una sfida che riguarda sia le Assemblee nazionali sia le Assemblee regionali, con quel ruolo di programmazione che ci ricordava il Presidente Cirio, che è un ruolo da rimarcare, definendo bene i confini tra gestione e amministrazione: su questo il Parlamento ha un compito molto importante da portare fino in fondo.

Chiudo con una chiosa: a noi piacerebbe avere meno decreti-legge, perché li subiamo. Io ho una grande esperienza nel subire i decreti; finalmente, in Parlamento, siamo arrivati al monocameralismo casuale, alternato casuale, con voto di fiducia su tutto ed è evidente che questo non può funzionare. Mi faccio forte delle parole usate dal Presidente Mattarella che sono molto più rigorose di quelle che potrei usare io: è evidente che questo non è un meccanismo che può funzionare, anche perché l’attività legislativa di iniziativa parlamentare è assolutamente scomparsa dall’orizzonte dell’attività parlamentare. Quindi bisogna anche tornare a sapere che, se si vogliono fare riforme che non siano solo un collage di norme messe in un decreto, bisogna avere la capacità di prendere le questioni, organizzarle in testi unici, avere la determinazione di fare anche questo: è una responsabilità di tutte le forze politiche.

Chiudo dicendo che, in questa fase, c’è stata una collaborazione, al di là di maggioranza e opposizione, di tutte le forze politiche; ognuno ha fatto la sua parte ed è giusto che l’opposizione faccia la sua (ci mancherebbe altro!). Tuttavia, io che in Parlamento ci sono da parecchi anni vedo che in questa legislatura, dalla fase della pandemia, c’è stata un’attenzione istituzionale di tutte le forze politiche a cercare di affrontare le questioni, ognuno con il suo punto di vista come è normale che sia, ma il rispetto dell’obiettivo è sempre stato nell’agenda di tutti.