Intervento del Presidente della Commissione Bilancio Camera dei Deputati

Fabio Melilli

Grazie per l’invito, grazie ai Presidenti dei Consigli regionali e al Piemonte che ci ospita. Sono state fatte molte considerazioni, quindi io mi limito a scegliere, nel tempo concesso, qualche spunto che spero possa essere utile alla riflessione comune. Non parlo, perché è stato già detto con dovizia di particolari, della crisi che viviamo nel rapporto tra Governo e Parlamento, essendo ormai un dato acquisito, da cui speriamo di uscire presto.

Il Parlamento ha fatto un buon lavoro, non dovrei dirlo io, ma lo dico perché forse mai, come nell’occasione della costruzione degli indirizzi sul PNRR e nella lettura delle linee guida che il Governo ci consegnò mentre noi stavamo già ragionando sulle linee di indirizzo, c’è stato un coinvolgimento di tutte le Commissioni parlamentari. Ognuno ha fatto il suo ruolo, lavorando, approfondendo e dando spunti. A noi è toccato il compito un po’ arduo di fare sintesi degli spunti delle Commissioni e di costruire un impianto di indirizzi che abbiamo consegnato al Governo, che è stato anche fonte di ispirazione da parte del Governo rispetto alla stesura definitiva del PNRR.

Il Presidente Ciambetti ci ha ricordato, molto opportunamente, qual è la scommessa che stiamo vivendo. Ha detto che l’Europa ci guarda, ma è indubbio che il cambio di passo che l’Unione europea ha costruito dopo la pandemia sconterà una lettura molto severa del comportamento italiano, maggiore fruitore delle risorse del PNRR. Probabilmente, da noi dipenderà anche la trasformazione, da speranza a realtà, che l’Europa possa costruire un PNRR permanente (la dico così, anche se il tema sarebbe molto più complesso), cioè una scelta diversa sul versante degli investimenti europei rispetto alle missioni fondamentali che l’Unione si dà di volta in volta.

Noi, quindi, abbiamo anche questa doppia responsabilità.

Credo manchi ancora qualcosa, e provo a dirla in questo modo: se è una missione così rilevante per il Paese, vi chiedo se la consapevolezza di questa missione, nei luoghi deputati ad attuarla, è penetrata fino in fondo, se siamo tutti consapevoli di quello che dobbiamo fare da qui a qualche anno. Credo che questo ancora non sia, soprattutto nel sistema delle Autonomie locali e nei sistemi territoriali; io avrei preferito immaginare che si potesse lavorare alla costruzione di una comunità del Recovery. Le cose, in questo Paese, hanno avuto successo quando c’è stata una condivisione collettiva degli obiettivi; invece, ho l’impressione che ci stiamo muovendo lungo i percorsi più facili, quelli dell’autoreferenzialità, a partire dai Ministeri. Non me ne vogliano i Ministri, ma lo ha detto con eleganza il Vicepresidente Rosato. A leggere i bandi, c’è da fare qualche commento (che faremo prima o poi), che danno anche il senso della lontananza del sistema ministeriale dalla complessità dei sistemi territoriali italiani.

Il Presidente Ciambetti ha citato il bando dei borghi, ma leggetevi anche quello dello sport e poi ne riparliamo, dove per ottenere finanziamenti occorre avere un parente in un’associazione di categoria. Adesso vedremo come andrà a finire: sarà molto divertente vedere la caduta a terra di quel terzo bando. Non riesco a capire, se le federazioni sportive dovranno indicare il luogo migliore per realizzare un impianto, come si farà a rispettare il 40% del sud, ma sarà divertente osservarlo.

Questo non lo dico per polemizzare, perché la missione è complicata e il rispetto degli obiettivi che ci diamo non è ancora comprensibile fino in fondo, almeno nelle forme e nei modi con cui il PNRR viene attuato. Penso alla parte delle politiche di coesione territoriale: qualcuno vuole scommettere che le misure che stiamo costruendo saranno efficaci per diminuire il gap tra periferia e centro delle città? Tra il nord e il sud del Paese? Tra aree interne e aree forti del Paese? Siamo ancora lontani dall’avere speranza che l’incidenza delle misure, che noi porremo in essere, sia davvero risolutiva, almeno rispetto a qualche grande tema che ostacola la crescita di questo Paese. Penso ai temi più rilevanti: alle donne, ai giovani e ai condizionamenti che abbiamo inserito anche nelle linee di indirizzo rispetto al raggiungimento di grandi obiettivi. Il cammino sarà lungo.

Qui mi permetto di esprimere una posizione che so essere minoritaria: la fretta è cattiva consigliera e l’idea per cui dobbiamo fare tutto velocemente non collima con la saggezza delle scelte. È chiaro e ovvio che dobbiamo rispettare i tempi (che vedo un po’ più preoccupanti sul versante delle riforme e delle cose che dobbiamo fare perché questo Paese cambi davvero), ma ho l’impressione che la fretta non ci porti nella giusta direzione. Pertanto, rifletterei un po’ di più. So di essere in controtendenza, quindi lo dico sommessamente, però rifletterei un po’ di più prima di compiere le scelte e ragionerei molto di più su un lavoro di condivisione tra livelli di Governo che, secondo me, in molti aspetti, può superare la logica dei bandi. Perché la classe dirigente di questo Paese non può avere l’autorevolezza di scegliere le misure, luogo per luogo? Perché è in quei luoghi si superano i gap del Paese.

Io credo che ci siamo consegnati troppo alla neutralità della gara e spesso la neutralità della gara non è lo strumento migliore per centrare l’obiettivo, che è localizzato. Chi ha esperienza politica e chi è classe dirigente di questo Paese sa quali sono, nelle diversità delle opinioni che sono sacrosante, i luoghi dove dobbiamo colmare le differenze. Farei una riflessione in questo senso e la farei consegnando alle Regioni maggiore spazio perché credo sia giusto. Almeno, a noi hanno insegnato che la vicinanza al problema rende la sussidiarietà lo strumento più utile per raggiungere davvero l’obiettivo. Lo dico non per captatio benevolentiae; io vengo per esperienza personale da un mondo delle autonomie, che ha vissuto conflitti eterni con le Regioni, ma lo dico perché credo che sia più pericoloso concentrare le scelte in una consegna dell’obiettivo alla qualità tecnica che io ti propongo e non all’obiettivo che devo raggiungere. Qui si pone un problema enorme della qualità tecnica che debbono utilizzare gli Enti locali e che spesso non hanno; si pone il problema infinito – non abbiamo il tempo di approfondirlo – delle grandezze, delle dimensioni degli enti del sistema delle autonomie italiano – parlo al Piemonte, quindi parlo a una Regione che ne sa più di me – e delle grandi differenze territoriali che ci sono in questo Paese. Credo che ci sarà da riflettere un po’. Io non mi scandalizzerei, lo dico sapendo di violare un altro tabù, che si rifletta sul PNRR e si ragioni su come – non oggi, tra un anno – il PNRR probabilmente dovrà ottenere delle correzioni in corso d’opera per avere maggiore successo negli obiettivi che si è dato all’inizio.

Per arrivare anche ad una proposta concreta, noi abbiamo un po’ costretto il Governo, con alcune norme molto mirate inserite in sede di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021 sulla governance del PNRR, a consegnare al Parlamento ogni sei mesi una relazione che ci dà il senso dello stato di avanzamento delle misure che si stanno costruendo. È stata consegnata la prima relazione, abbiamo costruito una risoluzione unitaria e questo è un dato molto rilevante e unanime. In Parlamento ci sono state alcune divergenze che abbiamo – credo – colmate tutte.

La seconda relazione ce la consegneranno insieme al DEF tra qualche giorno: proviamo a vedere se con i Presidenti e con i Consigli regionali si possa costruire magari una sessione periodica di confronto, un mese prima della consegna della relazione, in modo che il Parlamento possa avere la voce delle autonomie territoriali. Poi lo possono fare settore per settore le Commissioni competenti per materia, può farlo anche la Commissione Bilancio: questo lo decideremo insieme. Non sarebbe male se il giudizio che noi diamo delle relazioni che ci consegna il Governo contenesse anche le riflessioni delle assemblee legislative regionali.

Su questo siamo naturalmente molto disponibili e sono sicuro che la Camera dei Deputati è disponibile a farlo. Ci ragioneremo ancora e penso che ci sarà un tempo dove dovremo riflettere anche sul fatto che dovremo operare qualche cambiamento anche in altri ambiti; secondo me – chiudo per rispettare i tempi – dovremmo anche ragionare ad esempio su come armonizzare meglio gli altri Fondi europei rispetto al PNRR.

È una riflessione che qualcuno considera ancora troppo prematura, ma penso che la programmazione europea che le Regioni stanno costruendo in questi mesi non potrà essere distonica rispetto agli obiettivi che il PNRR si dà. C’è dunque molto lavoro da fare e proveremo a farlo nel modo migliore possibile.

Grazie.